Descrizione
Tema della prossima edizione del congresso “Attaccamento e Trauma” sarà lo sviluppo del sé e della coscienza come costrutto relazionale. Le esperienze di sviluppo caratterizzate da accudimento e sintonizzazione insufficienti, o da abuso nella relazione con il caregiver possono determinare una frammentazione del sé nel suo senso di continuità e coerenza interna. La coscienza dell’essere umano si struttura all’interno di una dimensione intersoggettiva fatta di continue esperienze di rispecchiamento con l’altro. Il mancato rispecchiamento può determinare sintomatologie dissociative del sé che possono essere anche estremamente rigide, in presenza di traumi complessi. Gli interventi dei relatori approfondiranno la complessità degli aspetti legati allo sviluppo della coscienza anche tramite lo studio del cervello, come punto di partenza per una comprensione profonda dell’interazione umana, in una visione che superi la distinzione tra processi top-down e bottom-up, e che guardi alla dimensione sociale in una modalità integrata più complessa e più evoluta. Inoltre, verranno messi in luce le opportunità terapeutiche efficaci per strutturare un intervento integrativo tramite aspetti specifici della relazione terapeutica, come occasione di riparazione alla frammentazione del sé, in cui entrambi gli attori possono sperimentare un coinvolgimento protetto e non pericoloso. Verranno proposti metodi di intervento per il trattamento di traumi complessi e per prevenire gli effetti della trasmissione intergenerazionale del trauma. Sarà un’occasione per analizzare nuove prospettive di intervento, come la terapia di fronte allo specchio, o allargare il focus al livello della prosodia e dell’utilizzo della musica e della voce in psicoterapia come modalità di intervento in grado di attivare il sistema di coinvolgimento sociale del paziente.
RELATORI
Diana Fosha – Stati Uniti d’America
Diana Fosha, Ph.D. è l’ideatrice della AEDP (Accelerated Experiential-Dynamic Psychotherapy o Psicoterapia Dinamico-Esperienziale Accelerata), nonché la fondatrice e l’attuale direttrice dell’AEDP Institute, una scuola riconosciuta a livello internazionale, specializzata nella formazione dei terapeuti per mezzo di un approccio specifico al trattamento dei traumi da attaccamento, trasformativo e orientato alla guarigione. Nel corso degli ultimi vent’anni, Diana Fosha ha promosso attivamente una base scientifica per una terapia orientata alla guarigione e focalizzata sull’attaccamento, l’emozione e la trasformazione. Leader indiscussa nell’ambito degli studi trasformativi sul trattamento del trauma, il lavoro della Dott.ssa Fosha sui processi trasformativi di guarigione si focalizza sull’integrazione della ricerca scientifica sulla neuroplasticità, il riconoscimento e lo sviluppo diadico al lavoro clinico ed esperienziale con i pazienti. Oltre ad aver pubblicato numerosi articoli e ad aver scritto svariati capitoli di libri, Diana Fosha è autrice del libro “The transforming power of affect: A model for accelerated change” (Basic Books, 2000), la cui traduzione in italiano “Il potere trasformativo dell’emozione: un modello di cambiamento accelerato” è stata pubblicata da ISC Editore nel 2016. Inoltre, la Dott.ssa Fosha è stata senior editor – insieme a Daniel Siegel e Marion Solomon – del libro “The healing power of emotion: Affective neuroscience, development & clinical practice” (Norton, 2009), nonché co-autrice, insieme a Natasha Prenn, di “Supervision essentials for Accelerated Experiential Dynamic Psychotherapy” (APA, 2016). Definita dallo psicoanalista James Grotstein “un pugile professionista che si batte per l’intimità” e da David Malan “il Winnicott della psicoterapia [dinamico-esperienziale accelerata]”, Diana Fosha è nota per il suo stile di scrittura potente, preciso, ma anche poetico ed evocativo. Alcune delle sue frasi, come “superare la solitudine”, “esistere nel cuore e nella mente dell’altro”, “il Vero Altro”, “esplicitare tutto ciò che è implicito e rendere esperienziale tutto ciò che è esplicito”, “andare oltre il rispecchiamento”, “rimani su questo e resta con me”, “rigore senza vergogna” e “auto-rivelazione giudiziosa”, catturano a pieno l’ethos della AEDP.
IL RUOLO DEL CORE SELF NEUROBIOLOGICO E DEL SUO FELT SENSE NEL TRATTAMENTO DEL TRAUMA E DELLA DISSOCIAZIONE
Diana Fosha, Ph.D., incentrerà la sua presentazione sul monitoraggio diadico, momento per momento, del felt sense – ossia la sensazione “sentita” – del Core Self neurobiologico nell’ambito del trattamento del trauma e della dissociazione. Attingendo alla ricerca sulla neuroplasticità, alle neuroscienze affettive, alla teoria dell’attaccamento, agli studi evolutivi relativi alle interazioni caregiver-neonato, nonché a quelli trasformativi, Diana ha sviluppato la AEDP, la cui pratica clinica è essenzialmente esperienziale, diadica e orientata alla guarigione. Questa presentazione vi mostrerà come utilizzare, in ambito clinico, l’importante costrutto del Core Self neurobiologico, introdotto da Jaak Panksepp e Antonio Damasio. Grazie all’utilizzo di filmati clinici, sarà illustrato con chiarezza il lavoro clinico, di natura esperienziale, condotto dal terapeuta ai margini superiori della finestra di tolleranza del paziente, finalizzato ad amplificarne le capacità relazionali, emotive, ricettive e affettive. L’intervento di Diana si focalizzerà principalmente sulle tecniche basate su affermazione e riconoscimento attraverso l’utilizzo del Sé affettivo del terapeuta. Il lavoro clinico illustrerà, inoltre, il monitoraggio momento per momento guidato dal concetto di Core Self neurobiologico formulato da Jaak Panksepp. In particolare, il manifestarsi del Core Self neurobiologico in un paziente con un disturbo da stress post-traumatico complesso sarà monitorato dal primo momento della prima seduta fino al termine del trattamento. La presentazione includerà videoregistrazioni cliniche.
Fabio Veglia – Italia
Fabio Veglia, psicologo, psicoterapeuta è professore ordinario di Psicologia Clinica presso il Dipartimento di Psicologia dell’Università di Torino.
Dirige le Scuole di Specializzazione in Psicoterapia Cognitiva del Centro Clinico Crocetta, sedi di Torino, Genova e Vercelli, e di MIND, sede di No- vara, ed è coordinatore scientifico del Servizio Disabilità e Sessualità della Divisione Servizi Socio Assistenziali della Città di Torino. Da più di trent’anni opera nel campo della ricerca e della formazione. E’ autore di numerose pubblicazioni scientifiche, tra le quali Handicap e sessualità: il silenzio, la voce, la carezza per Franco Angeli e Storie di vita: narrazione e cura in psicoterapia cognitiva per Bollati Boringhieri. Per le Edizioni Erikson ha pubbli- cato: Manuale di educazione sessuale, 2 volumi, con Rossella Pellegrini C’era una volta la prima volta e con Ciro Ruggerini, Sumire Manzotti e Giampiero Griffo Narrazione e disabilità intellettiva.
TRAUMI SEMANTICI DELL’ATTACCAMENTO E COSTRUZIONE NARRATIVA DEL SÉ
Una grave disregolazione dei sistemi di difesa arcaici, caratterizzata dalla cronica atti- vazione dei meccanismi di allarme, può essere generata dalla simultanea attivazione dei sistemi motivazionali interpersonali (SMI) dell’accudimento, del rango e della sessualità sociale da parte di figure di attaccamento percepite dal bambino come sorgente di per- icolo e minaccia invece che di sicurezza e di benessere relazionale.
Tali esperienze interpersonali traumatiche, sovente precoci nella storia di sviluppo, pos- sono essere integrate solo parzialmente nel sistema corpo/sentimenti/memoria/coscienza e generano gravi interferenze con l’organizzazione dell’attaccamento, con la strutturazione dei modelli operativi interni, con la maturazione dei meccanismi di regolazione delle risposte emotive e con l’acquisizione delle competenze metacognitive.
Il cervello costretto ad operare in condizioni così estreme manifesta sovente patologie dissociative e costruisce strategie controlling per gestire le relazioni interpersonali attra- verso un uso compulsivo e improprio dell’accudimento, del rango e della sessualità. Nel medesimo tempo, appena superata la fase acuta di troncoencefalizzazione delle risposte neurovegetative e comportamentali (attacco, fuga, freezing, fanting) la compo-nente autobiografica della coscienza è biologicamente spinta a costruire un senso e un significato anche per le esperienze frammentate, confuse e angoscianti connesse alle memorie traumatiche e non può fare a meno di generare intorno ad esse e alle strategie controllanti una parte della narrazione dalla quale emerge e prende forma l’dea di Sé.
In questo modo il trauma relazionale complesso assume le caratteristiche del trauma semantico che caratterizza l’identità personale e diventa ontologicamente connotativo del Sé attraverso l’uso di assunti radicali e inconfutabili su alcune proprietà essenziali dell’individuo. Il tentativo di generare una narrativa personale coesa, coerente e continuativa viene paralizzato, disorganizzato sintatticamente, svuotato di contenuti coerenti, compartimentato, reso impotente e caotico nell’atto di generare accordi tra le parti di sé. La non amabilità, l’assenza di valore personale, il senso di impotenza, il pervasivo sentimento di vergogna, il senso di vuoto, l’inconsistenza dell’essere se stessi, la mancanza di libertà interiore diventano i nuclei semantici prevalenti intorno ai quali si sviluppa la narrazione della propria storia relazionale traumatizzata. Tali nuclei semantici drammaticamente sofferenti e le parti dissociate del Sé che li portano in scena creano continue, pericolose occasioni di ritraumatizzazione e attivano meccanismi ricorsivi di disregolazione emotiva, di dissociazione della coscienza, di riemergenza improvvisa di frammenti delle memorie traumatiche.In numerosi casi, dunque, non si può limitare il piano di cura alla regolazione dei meccanismi somatici, relazionali, emozionali e metacognitivi disfunzionali né alla sola riattivazione dei meccanismi autoriparativi del cervello. Successivamente alla stabilizzazione del paziente e al consolidamento dell’alleanza terapeutica, è sovente necessario includere nella terapia dei traumi dell’attaccamento un trattamento narrativo volto al lavoro con le parti, fortemente connotato sul versante semantico, condotto anche attraverso vie d’accesso relazionali e sensomotorie.
Bibliografia
Damasio A., Lo strano ordine delle cose, Adelphi, Milano, 2018.
Di Fini G and Veglia F (2019) Life Themes and Attachment System in the Narrative Self-Construc- tion: Direct and Indirect Indicators. In “Front. Psychol”,10:1393. doi: 10.3389/fpsyg. 2019.01393 Liotti G., Farina B., Sviluppi traumatici: eziopatogenesi, clinica e terapia della dimensione dissoci- ativa, Raffaello Cortina Editore, Milano, 2011.
Panksepp J., Biven L., Archeologia della mente, Raffaello Cortina Editore, Milano, 2014.
Porges S. W., La teoria polivagale. Giovanni Fioriti Editore, Roma, 2014
Veglia F., Di Fini G. (2017). Life Themes and Interpersonal Motivational Systems in the Narrative Self-construction. in “Frontiers in psychology”, 8, pp. 1897, 2017
Bruce Ecker – Stati Uniti d’America
Bruce Ecker, LMFT, è co-ideatore della Coherence Therapy, condiret- tore e cofondatore del Coherence Psychology Institute e coautore di Un- locking the Emotional Brain: Eliminating Symptoms at Their Roots Using Memory Reconsolidation (ed. it., Sbloccare il cervello emotivo, Franco Angeli, 2018), Coherence Therapy Practice Manual and Training Guide e del volume Depth Oriented Brief Therapy: How To Be Brief When You Were Trained To Be Deep and Vice Versa. La sua carriera clinica è principalmente dedicata a spiegare in che modo avviene il cambiamento trasformativo in terapia, contribuendo poi con vari concetti e metodi innovativi nell’ambito della Psicoterapia esperienziale. Dal 2006 si è impegnato in ambito clinico per il riconoscimento del riconsolidamento mnesico come processo centrale nel cambiamento trasformativo, traducendo poi in applicazione clinica tale risultato della ricerca neuroscientifica, con il fine di promuovere il progresso dell’efficacia terapeutica e l’unificazione della psicoterapia. Vive a New York.
IL TRAUMA COMPLESSO (DELL’ATTACCAMENTO) INCONTRA IL RICONSOLIDAMENTO DELLA MEMORIA: FACILITARE IL PROCESSO NEURALE DI DISAPPRENDIMENTO PER DAR VITA A UN CAMBIAMENTO TRASFORMATIVO
Nel corso dell’intervento, si potranno osservare video di sedute terapeutiche che mostrano come gli apprendimenti emotivi derivati da un grave trauma dell’attaccamento possono essere profondamente disappresi tramite il riconsolidamento della memoria, con la cancellazione com- pleta sia dei sintomi post-traumatici estremi sia della riattivazione dei ricordi traumatici che ne sta alla base – un cambiamento trasformativo. Il riconsolidamento mnesico è un processo cerebrale innato che consiste nella correzione diret- ta, a livello di codifica neurale, degli apprendimenti esistenti. Da due decenni, i neuroscienziati stanno indagando sul suo funzionamento. Si tratta di un processo di cambiamento neurologico guidato dall’esperienza. Dal 2006 Bruce Ecker è impegnato principalmente a tradurre in meto- dologia terapeutica questi risultati della ricerca. I partecipanti acquisiranno una mappa chiara delle fasi del processo necessarie per indurre il riconsolidamento e il cambiamento trasformativo a livello cerebrale, e anche una vivida dimo- strazione delle stesse fasi applicate a casi di grave trauma complesso all’interno delle relazioni di attaccamento. Emergeranno con evidenza sia la profondità emotiva sia la qualità empatica dell’intervento di facilitazione. Inoltre, si chiarirà la differenza fondamentale tra cambiamento tra- sformativo, che elimina l’esistenza stessa dell’apprendimento target e la possibilità di un suo ri- emergere, e il cambiamento contro-attivo, con cui si sviluppano risorse positive che competono con l’apprendimento target ma senza effettivamente sostituirsi a esso e consentendo, dunque, eventuali ricadute. La metodologia terapeutica del riconsolidamento si basa interamente su una conoscenza em- pirica, trans teoretica, del processo neurale del disapprendimento. I passi principali sono definiti in termini di esperienze interne, non di procedure esterne, in modo che i terapeuti siano liberi di utilizzare qualsiasi tecnica esperienziale adatta a facilitare il processo. Tali passi sono ad esempio stati rilevati in casi clinici pubblicati di cambiamento trasformativo in cui erano stati impiegati diver- si sistemi psicoterapeutici, il che suggerisce che si possa trattare di fattori universali comuni che possono fungere da cornice per l’integrazione delle psicoterapie. Questo processo rappresenta una conferma significativa e un perfezionamento del paradigma delle esperienze correttive, e una seria sfida alla teoria dei fattori comuni non-specifici.
Liz Mullinar – Australia
Liz Mullinar è la promotrice della Fondazione Heal for Life (HFL). I centri HFL di Australia, Regno Unito e Filippine hanno aiutato oltre 8.500 tra adulti e bambini a guarire dal loro trauma infantile grazie alla partecipazione a un programma residenziale di una settimana con accesso agevolato. Il programma si è guadagnato la reputazione di intervento efficace e unico nel favorire il recupero di persone affette da malattie psichiche gravi e persistenti e con storie di traumi e abusi. Oltre il 69% dei partecipanti sperimenta una riduzione dei sintomi psichiatrici che si mantiene per oltre sei mesi, e oltre il 90% considera la partecipazione al programma come un evento che ha cambiato la propria vita o comunque molto positivo. A metà degli anni Novanta, Liz, una sopravvissuta a traumi infantili, ha elaborato il modello Heal for Life in collaborazione con professionisti della salute anch’essi sopravvissuti a un trauma, con il fine di sviluppare un metodo permanente di guarigione dagli effetti del trauma infantile facendo ricorso alla conoscenza unica derivata dal loro stesso viaggio di guarigione. Attraverso il suo lavoro con la Fondazione e la sua esperienza vissuta, Liz è leader riconosciuta nel campo della cosiddetta Guarigione informata sul trauma (TIH, Trauma Informed Healing). È autrice di due volumi, Breaking The Silence e The Liz Mullinar Story (entrambi editi da Hodder Headline); il suo ultimo libro Heal for Life illustra nel dettaglio le basi su cui poggia il modello HFL e offre strategiepratiche apprese dal suo viaggio personale di guarigione e supportate da oltre vent’anni di lavoro con sopravvissuti a un trauma. Liz concentra il suo tempo a formare e supervisionare terapeuti che utilizzano il modello HFL nella pratica clinica privata, a condurre la TIH all’interno di organizzazioni e a formare équipe che conducano il programma in altre nazioni. Sta inoltre lavorando con comunità indigene remote della regione del Kimberley (Australia occidentale) per aiutarle a creare dei gruppi cui insegnare poi a condurre il programma HFL all’interno delle stesse comunità. Per l’importante lavoro che sta svolgendo nel trasformare la vita di persone che sono state gravemente debilitate da eventi traumatici, Liz ha ricevuto diversi riconoscimenti, tra cui l’Order of Australia e, nel 2000, il premio inaugurale come Australian Humanitarian of the Year.
COME MIGLIORARE IL RAPPORTO CON IL SÉ E CON GLI ALTRI PORTANDO ALLA CONSAPEVOLEZZA I TRAUMI IRRISOLTI E UTILIZZANDO STRATEGIE PRATICHE DI EFFICACIA DIMOSTRATA CON CUI CREARE UN AMBIENTE SICURO E POTENZIANTE CHE CONSENTA UNA GUARIGIONE PERMANENTE
Il problema maggiore dei sopravvissuti a un trauma infantile è l’incapacità di riconosce- re i fattori scatenanti (trigger) derivati dall’esperienza traumatica e il non sapere come rilasciarli per poter deattivare la risposta di attacco, fuga o congelamento. Dalle neuro- scienze sappiamo che si tratta di una risposta automatica che per i sopravvissuti a un trauma è anche una delle più importanti cause di problemi comportamentali ed emotivi. Gli esperti del settore affermano che la guarigione deve provenire dall’emisfero dominante destro, dal Sé inconscio. Il modello HFL ha successo perché accede in sicurezza al Sé inconscio per liberare le emozioni soppresse all’epoca dell’evento traumatico. Il rilascio del trauma rende i clienti in grado di sviluppare un nuovo Sé, libero dai vincoli del trauma. Il modello riconosce l’importanza che siano gli stessi clienti a guidare e controllare tutti i processi del trattamento. Il modello è unico in quanto sviluppato da sopravvissuti a un trauma, che vi hanno integrato le scoperte delle neuroscienze e la loro conoscenza interiore ed esperienza personale. Negli oltre vent’anni che è stato offerto, è stato perfezionato inglobando le esperienze e i riscontri di altri sopravvissuti a traumi infantili. Il modello HFL rende i parte- cipanti in grado di riconoscere che possiedono le conoscenze e la capacità per guarire, e promuove autonomia e auto-efficacia. Inoltre, li rende capaci di osservare con una nuova coscienza il rapporto che hanno con sé stessi e con gli altri. I partecipanti sono poi supportati da terapeuti che hanno vissuto in prima persona lo stesso processo diguarigione: si tratta di persone altamente preparate e supervisionate per fornire psicoe- ducazione e supporto terapeutico. Nel corso della presentazione, pratica ed esperienziale, una sopravvissuta offrirà la sua prospettiva su un trattamento efficace del trauma complesso, includendo un video di presentazione con cui rafforzare questo programma – centrato sul cliente e sviluppato da pari – per il suo utilizzo nella professione privata. In questo modo, i partecipanti al Congresso potranno ampliare le modalità terapeutiche e supportare così con maggior efficacia e sicurezza i clienti vittime di traumi infantili nel loro viaggio verso la guarigione.
Ruth Lanius – Canada
Ruth Lanius, MD, Ph.D., è docente di Psichiatria e direttrice del cen- tro di ricerca sul Disturbo da stress post-traumatico (DSPT) presso la University of Western Ontario. È stata la fondatrice di due servi- zi sullo stress traumatico, specializzati nella ricerca e nel trattamento del DSPT e dei disturbi ad esso associati. È titolare della cattedra Harris-Woodman di Medicina mente-corpo presso la Schulich School of Medicine and Dentistry della University of Western Ontario. I suoi interessi di ricerca vertono sulla neurobiologia del DSPT e sullo studio degli esiti del trattamento, realizzato mediante l’analisi di metodi farmacologici e psicoterapeutici diversi. Ha pubblicato oltre 150 articoli e capitoli di libri sullo stress traumatico ed è attualmente beneficiaria di vari finanziamenti federali. Inoltre, tiene reg- olarmente conferenze sul DSPT a livello nazionale e internazionale. Di recente, ha pubblicato il suo ultimo libro Healing the traumatized self: consciousness, neuroscience, treatment (tr. it., La cura del Sé traumatizzato, Fioriti Editore, 2017), di cui è coautrice insieme a Paul Frewen.
LA CURA DEL SÉ TRAUMATIZZATO: COME GESTIRE SITUAZIONI CLINICHE COMPLESSE NEL TRATTAMENTO DEL TRAUMA.
Nel corso dell’intervento parleremo delle situazioni cliniche complesse che si presentano regolarmente nel trattamento del trauma. Si discuterà degli interventi terapeutici integrativi finalizzati al ripristino del Sé attraverso la risoluzione dei sintomi principali, che includono: flashback dissociativi, immobilità tonica, allucinazioni uditive (“sentire le voci”) associate al fenomeno dissociativo, esperienze extra-corporee, frammentazione del Sé, auto-mutilazione, disregolazione affettiva (stati emotivi ad elevata intensità, intolleranza agli stati affettivi positivi, ottundimento emotivo). Inoltre, si illustreranno gli approcci terapeutici incentrati sul ristabilimento del funzionamento interpersonale e sulla prevenzione della trasmissione intergenerazionale del trauma. Nel corso dell’intervento, si ricorrerà a esempi di casi clinici e si discuterà delle strategie di trattamento basate sulla neurobiologia. Esploreremo anche i recenti progressi della ricerca, in particolare nell’ambito della neurobiologia dello stress traumatico e del suo trattamento.
Alessandro Carmelita – Italia
Psicologo Psicoterapeuta, si è formato con alcuni tra i massimi Esperti nell’ambito della Psicoterapia e della Neurobiologia Interpersonale. Ha creato la Mindful Interbeing Mirror Therapy e insieme a Marina Cirio l’ha sviluppata.Viaggia in numerosi paesi per diffondere questo nuovo rivoluzionario approccio.
Marina Cirio – Italia
Psicologa, psicoterapeuta, ha arricchito la sua formazione con i recenti contributi in campo psicoterapeutico e delle neuroscienze. Ha sviluppa- to con Alessandro Carmelita l’approccio Mindful Interbeing Mirror Ther- apy, approfondendo gli aspetti clinici e di ricerca nell’intervento con di- verse tipologie di pazienti. Utilizza questo approccio innovativo da anni, e partecipa alla formazione di nuovi terapeuti che possano comprendere questo nuovo modo di entrare in relazione con il paziente, promuoven- done un reale e profondo cambiamento.
MINDFUL INTERBEING MIRROR THERAPY: OLTRE IL SUPERAMENTO DEL TRAUMA
Il paradigma Still Face e il meccanismo dei neuroni specchio rappresentano due dei principi cardine alla base della MIMT, poiché hanno dato risalto in modo scientifico alla dimensione relazionale intrinseca nel processo di costruzione del Sé e di attribuzione di significato esi- stenziale propri di ogni essere umano.
L’utilizzo dello specchio in psicoterapia permette di esplorare da subito la relazione del sog- getto con il proprio Sé, oggettivando la concezione del Sé come Altro con cui interagire. Questo permette di sperimentare la dimensione intersoggettiva dell’essere umano in una modalità nuova in cui i processi di cambiamento risultano accelerati. La MIMT permette di utilizzare in modo mirato e consapevole l’attivazione di circuiti neurobiologici connessi al riconoscimento del proprio volto e delle emozioni connesse alle espressioni facciali, al servi- zio della psicoterapia, intesa come processo di ricostruzione del Sé. Obiettivo terapeutico è ristabilire un senso di connessione e profonda appartenenza alla propria immagine riflessa, in cui il paziente possa sperimentare quella self compassion che si pone agli antipodi rispetto al disgusto e alla vergogna di sé tipici dei soggetti traumatizzati.
Pat Ogden – Stati Uniti d’America
Pat Ogden, Ph.D., è una pioniera della Psicologia somatica e fondatrice e direttrice didattica del Sensorimotor Psychotherapy Institute, un ente di formazione riconosciuto a livello internazionale specializzato negli approcci somatico-cognitivi al trattamento del Disturbo da stress post- traumatico (DSPT) e dei disturbi dell’attaccamento. Al Sensorimotor Psychotherapy Institute, che si trova a Broomfield (Colorado), afferiscono 19 formatori certificati che conducono corsi di formazione di oltre 400 ore in USA, Canada, Europa e Australia, rivolti a professionisti della salute mentale. Centinaia di psicoterapeuti nel mondo hanno ottenuto dall’Istituto la certificazione in questo metodo terapeutico. Pat Ogden è cofondatrice dell’Hakomi Institute, è stata docente presso la Naropa University (1985-2005), è clinica, consulente e relatrice molto ambita a livello internazionale. È inoltre l’autrice principale di due libri rivoluzionari sulla Psicologia somatica: Trauma and the Body: A Sensorimotor Approach to Psychotherapy (ed. it. Il trauma e il corpo, ISC Editore, 2013) e Sensorimotor Psychotherapy: Interventions for Trauma and Attachment (ed. it. Psicoterapia sensomotoria, Raffaello Cortina, 2016), entrambi inclusi nella collana Norton di Neurobiologia interpersonale.
IL RUOLO DELLE SENSAZIONI CORPOREE NEL TRATTAMENTO DEI CLIENTI DISSOCIATIVI: RISCHI E BENEFICI
Durante la presentazione, saranno illustrate una serie di strategie volte ad aiutare i clienti dissociativi a fidarsi maggiormente delle proprie sensazioni corporee, intese come fonte di conoscenza di sé e di cambiamento. Oltre ad analizzare la fobia nei confronti del corpo, la Dott.ssa Ogden descriverà svariati interventi finalizzati a sostenere i clienti nel superare questa fobia. Gli argomenti trattati includeranno: i rischi e i benefici del lavoro terapeutico con le sensazioni corporee; gli interventi da utilizzare quando i clienti finiscono per essere disregolati dalle proprie sensazioni; suggerimenti pratici per aiutare i clienti a “fare amicizia” con le proprie sensazioni corporee e a mitigare l’evitamento dell’esperienza somatica. Pat Ogden analizzerà, inoltre, i rischi intrinseci e le sfide poste dal lavoro terapeutico con l’emozione positiva e i “buoni” ricordi, soffermandosi su cosa fare quando queste esperienze agiscono da trigger sul cliente. Un altro aspetto esaminato durante l’intervento sarà il potente impatto dell’utilizzo del self-touch da parte del cliente: a questo proposito, sarà evidenziato il potenziale di questa tecnica sia in termini di outcome positivo che in quanto strumento utile per ridurre la disregolazione e le esperienze rivissute (il fenomeno del re-experiencing). I partecipanti impareranno come utilizzare le emozioni positive e il self-touch per modificare le tendenze procedurali del corpo e favorire l’integrazione delle diverse parti del Sé del cliente.
OFFER MAURER
Il trauma insidioso e le relazioni affettive
L’espressione “trauma insidioso” (insidious trauma) fa riferimento a tutti quegli episodi della vita quotidiana riconducibili a marginalizzazione, oggettificazione, disumanizzazione e intimidazione vissuti da soggetti appartenenti a gruppi colpiti da forme di oppressione riconducibili al razzismo, all’eterosessismo, a discriminazioni basate sull’età, al sessismo e altro ancora.
Nell’ambito della propria attività clinica, i terapeuti si trovano dinnanzi a svariate forme di sofferenza (sintomi), spesso attribuite erroneamente a fattori interni. Nella maggior parte dei casi, infatti, il trauma insidioso non viene riconosciuto, né espresso adeguatamente, rimanendo per lo più invisibile.
Durante questo intervento, il trauma insidioso sarà oggetto di un’analisi approfondita, con particolare attenzione ai diversi effetti sulle relazioni affettive. In particolare, l’analisi delle dinamiche specifiche relative all’eterofilia e all’omofobia presenti all’interno della società, nonché della loro trasmissione attraverso la relazione padre-figlio, fungerà da esempio per descrivere in che modo il trauma insidioso viene “messo in scena” e rivissuto all’interno delle relazioni affettive. Infine, saranno illustrate le principali implicazioni cliniche relative al trattamento terapeutico di questa tipologia di trauma e dei suoi effetti.
Offer Maurer, Ph.D, è uno Psicologo clinico e dirige il Programma “The New Wave in Psychotherapy” presso il Centro Interdisciplinare (IDC) di Hertzeliya. È co-fondatore dell’Istituto Israeliano per la Schema Therapy e ha ricoperto la carica di Presidente dell’Associazione Israeliana per la Psicoanalisi e la Psicoterapia Relazionale. Il Dott. Maurer è anche il fondatore del “Gay-Friendly Therapists Team”, il primo Istituto di Psicoterapia gay-friendly fondato in Israele nel 2001. Lavora, inoltre, come docente a contratto all’interno di numerosi programmi internazionali relativi alle questioni LGBT, alla sessualità, alla Schema Therapy e all’integrazione della Psicoterapia. Il Dott. Maurer lavora privatamente, a New York e Lisbona, come Psicoterapeuta specializzato in Schema Therapy e Life Coach, sia a livello individuale che in gruppo.
ROGER SOLOMON
La desensibilizzazione e rielaborazione attraverso i movimenti oculari (EMDR) e l’attaccamento traumatico
La terapia EMDR è un approccio terapeutico evidence-based per il trattamento del trauma. Secondo il modello di elaborazione adattiva dell’informazione, che guida l’approccio EMDR, i sintomi presentati dal cliente hanno origine da esperienze dolorose che vengono immagazzinate, in modo maladattivo, nel cervello, senza che siano state pienamente elaborate e integrate all’interno della rete più ampia della memoria (Shapiro, 1995, 2001, 2018). La terapia EMDR è un metodo suddiviso in otto fasi che implica l’elaborazione dei ricordi del passato all’origine dei problemi manifestati nel presente, nonché dei trigger che attivano il cliente nel presente; questo metodo implica, inoltre, la creazione di un modello futuro (o template) di comportamento adattivo. L’EMDR può essere utilizzata non soltanto per trattare i traumi più gravi, ma anche per trattare quei ricordi onnipresenti “apparentemente piccoli” ma piuttosto impattanti (per es. lo sguardo arrabbiato di una madre, la richiesta di aiuto ignorata da un padre). Questi ricordi sono alla base di svariate credenze negative: “non sono abbastanza”, “non merito di essere amato/a”, “sono impotente” o “non sono al sicuro” sono soltanto alcuni esempi.
L’attaccamento disorganizzato ha luogo quando il caregiver è sia una fonte di sicurezza che di terrore; questa forma di attaccamento è all’origine del PTSD complesso e dei disturbi dissociativi (Brown and Elliot, 2018). Il trauma (l’abuso o la trascuratezza subìto/a) non è l’unico aspetto da trattare: anche l’attaccamento traumatico nei confronti della figura abusante deve essere adeguatamente trattato. L’EMDR può essere utilizzata sia per il trattamento del trauma che per quello dell’attaccamento traumatico.
Questa presentazione illustrerà i principi di base della terapia EMDR e analizzerà il trattamento terapeutico dell’attaccamento traumatico nei clienti che hanno vissuto abusi sessuali. I principi di trattamento verranno illustrati, inoltre, attraverso specifici filmati clinici.
Il Dott. Roger Solomon è uno Psicologo specializzato nel trattamento del trauma e del lutto. Ricopre la carica di Program Director e Senior Faculty all’interno dell’EMDR Institute e insegna la terapia EMDR a livello internazionale. Lavora, inoltre, come consulente per il Senato americano e ha offerto la sua consulenza alle forze dell’ordine e ad altre agenzie del Governo statunitense, tra cui l’FBI, i Servizi Segreti, la NASA, la Procura Federale e l’Esercito americano. In Italia, il Dott. Solomon collabora, in qualità di consulente, sia con la Polizia di Stato che con l’Università di Roma (La Sapienza), ed è Professore ospite presso l’Università Salesiana a Roma. Nel corso degli ultimi 15 anni, si è concentrato principalmente sull’utilizzo della terapia EMDR per il trattamento del PTSD complesso e della dissociazione trauma-correlata, seguendo i principi della Teoria della Dissociazione Strutturale della Personalità. Il Dott. Solomon è autore e co-autore di ben 45 articoli e capitoli presenti in pubblicazioni relative alla terapia EMDR, l’elaborazione del lutto, il trattamento del trauma complesso e del trauma severo, nonché riguardanti lo stress negli agenti delle forze dell’ordine.
ELIZABETH HOWELL
Sistema Chiuso, Attaccamento e Dissociazione
Ronald Fairbairn considerava il sistema chiuso del mondo interiore del paziente come la principale fonte di tutte le resistenze; al riguardo scriveva: “aprire degli spiragli all’interno del sistema chiuso che costituisce il mondo interiore del paziente – e, quindi, renderlo accessibile all’influenza della realtà esteriore – diventa [un] obiettivo del trattamento psicoanalitico” (1958, pag. 84).
La diade psicoterapeuta-paziente, esattamente come quella madre-infante e le diadi presenti in altre relazioni intime, è idealmente caratterizzata da una regolazione reciproca e dovrebbe costituire un sistema aperto. Un sistema aperto presuppone, infatti, un’interazione con la realtà esteriore, di cui subisce l’influenza. Tuttavia, nelle storie di attaccamento traumatico, in cui la figura di attaccamento non riesce a offrire uno scudo protettivo contro i pericoli o le minacce percepite, oppure costituisce essa stessa una fonte di pericolo o minaccia, il sistema di attaccamento dell’individui subisce distorsioni considerevoli; questo fa sì che il Sé diventi sempre più auto-sufficiente (paradossalmente, proprio per mantenere un legame affettivo con la figura di attaccamento). In presenza di emozioni travolgenti e in assenza di una fonte esterna di supporto sicuro, la psiche diventa, per necessità, sempre più auto-referenziale e chiusa. Di conseguenza, l’individuo diventa intensamente iper-vigile rispetto al duplice pericolo innescato dalle minacce esterne e dal senso di sopraffazione interno. Questo significa che l’auto-regolazione – e, in particolare, la regolazione affettiva, diventa un problema. Nell’ambito della psicopatologia dissociativa, la reciprocità delle relazioni, sia interpersonali che intrapersonali, si riduce in modo considerevole. Il sistema chiuso, dunque, preclude l’intersoggettività interpersonale, nonché il riconoscimento reciproco degli altri, separati dall’individuo e contraddistinti da esperienze proprie, nonché da un proprio senso di agenzia.
La Dott.ssa Elizabeth Howell è Docente e Supervisore all’interno del Programma in Studi del Trauma presso il Manhattan Institute for Psychoanalysis. È stata Co-direttrice e Docente del Programma di formazione professionale sui Disturbi Dissociativi della International Society for the Study of Trauma and Dissociation (ISSTD), nonché a capo del Comitato Editoriale della rivista “Journal of Trauma and Dissociation”. Oltre ad aver pubblicato svariati articoli rivolti ai professionisti del settore, è autrice di diversi volumi, tra cui: “Trauma and Dissociation Informed Psychotherapy: Relational Healing and the Therapeutic Connection”; “The Dissociative Mind”; “Understanding and Treating Dissociative Identity Disorder: A Relational Approach”; “The Dissociative Mind in Psychoanalysis: Understanding and Working with Trauma” (Howell & Itzkowitz); “Psychoanalysts, Psychologists & Psychiatrists Discuss Psychopathy and Human Evil” (Itzkowitz & Howell) e “Women and Mental Health” (Howell & Bayes). La Dott.ssa Howell è stata insignita del premio Cornelia Wilber, assegnatole dalla ISSTD, per il notevole contributo clinico nell’ambito del trattamento dei disturbi dissociativi, riconoscimento a cui si è aggiunto il Lifetime Achievement Award. Insieme al collega Sheldon Itzkowitz ha ricevuto, inoltre, un importante riconoscimento per la sua carriera di autrice, conferitole dal National Institute for the Psychotherapies (NIP). Il suo libro “The Dissociative Mind in Psychoanalysis” ha ricevuto, infine, una nomination per il premio Gradiva.
Oltre a essere una stimata Relatrice sia negli Stati Uniti che a livello internazionale, la Dott.ssa Howell gestisce uno studio privato a New York City, dove segue i suoi clienti, si occupa di consulenze e coordina gruppi di studio.
CHRISTINE COURTOIS
Comprendere il trauma complesso e il suo trattamento: gli sviluppi più recenti
A partire dai primi anni Novanta, quando fu introdotto per la prima volta, il tema del trauma complesso – e la diagnosi di disturbo da stress post-traumatico complesso (complex post-traumatic stress disorder o cPTSD) – è stato piuttosto controverso. Più di recente, invece, un numero crescente di esperti riconosce che le forme complesse, ripetitive e croniche di trauma potrebbero essere più comuni di quelle relative a un unico episodio traumatico e avere effetti più gravi e durevoli sulla persona. Durante questo intervento, saranno illustrati i principali sviluppi relativi alla comprensione del trauma complesso e ai progressi compiuti sinora rispetto allo sviluppo di un trattamento che intervenga efficacemente sulle molteplici conseguenze provocate da questa tipologia di trauma.
Il trauma complesso, la sua storia e il suo trattamento: il meta-modello PRISM
Da quando sono stati introdotti, nei primi anni Novanta, il termine “trauma complesso” e la diagnosi di Disturbo da Stress Post-Traumatico Complesso (CPTSD) sono stati oggetto di varie controversie. Di recente, invece, un numero crescente di esperti concordano sul fatto che forme di attaccamento precoci ripetitive e imprigionanti, nonché altre forme di trauma cronico interpersonale possono avere spesso effetti molteplici, stratificati e interconnessi che influenzano e subiscono l’influenza dei processi di maturazione. Tali effetti interferiscono con lo sviluppo personale del bambino traumatizzato in molti ambiti diversi e possono durare letteralmente una vita intera; inoltre, possono anche causare una regressione evolutiva negli adulti.
A partire dagli anni Novanta, tali effetti postumi sono stati oggetto di vari studi che hanno portato a una conoscenza molto più sofisticata dell’argomento, con applicazioni relative a una vasta gamma di ambiti, tra cui gli studi evolutivi, quelli sull’attaccamento, gli studi sulle emozioni e le neuroscienze. Al contempo, per dirla con le parole di Judith Herman, il campo della ricerca sul trauma complesso è stato oggetto di una “fiorente innovazione clinica” che ha portato allo sviluppo di nuovi approcci e a un’ampia gamma di opzioni di trattamento applicabili al trattamento del trauma. Oggi esistono vari approcci evidence-based a breve termine, la cui efficacia nel trattamento dei sintomi post-traumatici è stata comprovata dalla ricerca scientifica. Tali risultati hanno portato alcuni ricercatori e clinici a considerare i suddetti trattamenti applicabili a qualsiasi individuo traumatizzato, a prescindere dallo status clinico. Tuttavia, i professionisti della salute mentale specializzati nel trattamento del trauma complesso e della dissociazione hanno messo in discussione, sotto diversi aspetti, l’applicabilità universale di simili trattamenti, schierandosi a favore di approcci più sequenziali, con più sfumature, che si spingano oltre i meri sintomi post-traumatici e consentano di lavorare sui disturbi del Sé, sulle relazioni con gli altri, nonché sulle varie comorbidità spesso causate dal trauma complesso.
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